Storie vincenti e grandi potenzialità

Editoriale

La molteplicità è uno degli aspetti che caratterizzano il gruppo Meccanotecnica Umbra: una molteplicità commerciale, produttiva, distributiva. Ma quello che spesso fa la differenza è un profondo atteggiamento che potremmo definire “culturale”, una grande capacità di esportare una visione unitaria, in grado di collegare differenze e specificità. E al contempo, permettere di capire profondamente quelle che sono le particolarità culturali specifiche di ogni realtà, di ogni paese in cui ci si trova ad operare, riuscendo a metterle a sistema, e creando così un doppio flusso: la cessione di una visione e di un metodo, da un lato, e l’assorbimento di nuove competenze, conoscenze e caratteristiche profonde che ogni contesto, azienda o paese può portare per accrescere la ricchezza del gruppo, dall’altra. 

Così raccontare due storie molto particolari, come quelle di Fugesco e di Meccanotecnica Turchia, diviene estremamente interessante: osservarle nel loro sviluppo e comprenderne le potenzialità reali, analizzandone le specificità non solo produttive o commerciali, permette di comprendere il valore aggiunto che entrambe le aziende possono portare alla crescita propria e di tutto il gruppo.

Fugesco. Una sfida complessa per un grande potenziale.

PAOLO ZENONE

Fugesco presenta delle particolarità strutturali che la pongono al di fuori delle logiche standard del resto del gruppo: queste derivano soprattutto dalla particolare natura del mercato idroelettrico che porta con sé parametri produttivi, tempistiche e tipologia di relazioni commerciali diverse dai mercati in cui è solita operare Meccanotecnica Umbra, con le conseguenti implicazioni a livello strategico. 

In realtà possiamo dire che, con l’ingresso in un sistema multinazionale come quello del gruppo, siamo nelle condizioni di osservare le reali potenzialità di Fugesco, seppure ancora non del tutto espresse. Ma proprio dove esistono grandi potenzialità, la possibilità di tradurle in realtà rende interessante e avvincente la sfida, seppur complessa. Il primo contatto con Fugesco è stato estremamente casuale: era il 2016 e venimmo contattati in India da una società di cui noi eravamo fornitori per applicazioni standard, per affrontare una gara di appalto per delle pompe di grandi dimensioni, con alberi superiori a 700mm. Non potendo produrre un tale prodotto cominciammo ad indagare su chi potesse in qualche modo occuparsi di tenute di queste dimensioni, e fu così che arrivammo a Fugesco: a queste dimensioni, gli specialisti del settore sono veramente pochi a livello mondiale. La buona riuscita di quel progetto ci fece capire che si presentava una buona occasione di sviluppo, e che l’idroelettrico era un settore in cui poter entrare e crescere. Da lì i contatti con Fugesco crebbero fino ad arrivare all’acquisizione nel 2019. 

Oggi poi è già più evidente un importante elemento di contesto a suffragio di questa scelta: in un momento storico in cui le strategie energetiche a livello mondiale devono cambiare paradigma passando dai combustibili fossili a sorgenti con basse emissioni di carbonio,

essere presenti nel settore di una fonte di energia pulita e rinnovabile come l'droelettrico è molto importante.

L’energia mondiale è tuttora generata per la maggior parte da combustibili fossili: la prima vera sorgente di energia rinnovabile, e la più antica, è proprio l’idroelettrico, che presenta anche meno criticità di altre, ed è presente in tutti i paesi, con differenze in base alla disponibilità di fonti d’acqua. Nel Nord America, comincia anzi un problema di obsolescenza degli impianti, che raggiungono già in alcuni casi quaranta o cinquanta anni di vita. In Europa gli impianti sono un po' più giovani, ma comunque superano i quarant’anni. Si configura quindi un mercato che necessita anche di rinnovamento e manutenzione, oltre che di installazione di primi impianti, e in questo secondo caso ultimamente i maggiori investimenti sono arrivati in America Latina e in Cina dove gli impianti hanno solamente 15 anni di età media. Questo testimonia una scelta lungimirante di ingresso in un mercato con conerete possibilità di sviluppo.

La proliferazione dell’idroelettrico in ogni parte del mondo ci ha quindi portato a immaginare una sinergia, una collaborazione costruttiva con Fugesco che andasse ben oltre la “semplice” acquisizione: un percorso di integrazione profonda.

Sia per dimensione per capacità produttiva, che per una localizzazione che non permette di servire in modo ottimale zone lontane con progetti che hanno spesso una logistica complicata, l’azienda non aveva la possibilità di intercettare completamente tutti i potenziali contesti di espansione. Il Canada è un paese che occupa quasi mezzo continente, con un numero di istallazioni enorme, con grandi laghi e fiumi. È naturale che gran parte del business venga da lì e dai vicini Stati Uniti: sono paesi in cui però l’idroelettrico è partito molto prima, ma sono zone di mercato più o meno sature. Attraverso Meccanotecnica e grazie alle sue localizzazioni multi continentali, Fugesco, nata e cresciuta in Canada e secondo le esigenze di quel paese, ha la possibilità di raggiungere l’America Latina, il Brasile, l’Europa, l’India, la Turchia, o la Cina, dove il potenziale di crescita è immenso. Questo è il senso di avere delle antenne locali in grado di intercettare le opportunità in ogni sistema-paese: è già successo positivamente in India e in Turchia, e sta succedendo positivamente in America Latina. L’idroelettrico si può generare in tre modi: con la classica diga a condotta forzata, con il pumped storage dove due bacini sono collegati da una turbina e nelle ore di picco di consumo energetico l’acqua passa dal bacino superiore al bacino inferiore generando corrente, mentre quando i picchi sono più bassi la corrente stessa è usata per riportare l’acqua nel bacino superiore. Oppure con il run hold river, ossia degli sbarramenti intercettano i corsi dei fiumi che non hanno salti geodetici, con turbine a bassa prevalenza. 

Cerchiamo anche di delocalizzare le produzioni per intercettare tutte queste opportunità: il centro di eccellenza rimane il Canada, ma abbiamo deciso di intraprendere un ambizioso programma di trasferimento di competenze per poter dare supporto progettuale anche dall’Italia, con tutti i vantaggi che possono risultare da quesa idea: logistici, gestionali, di vicinanza commerciale e di assistenza. Poi, la forza del gruppo consente anche di appoggiarsi a fornitori locali per componenti difficili da movimentare o trasportare, avendo così anche la possibilità di entrare nelle gare di appalto che impongono una percentuale di fornitori locali come ad esempio in India. È pure vero che il settore è molto conservativo, e diventa fondamentale far capire la nuova capacità produttiva e di intervento di Meccanotecnica Umbra: anche perché con impianti che raggiungono un’obsolescenza importante, spesso i produttori del primo impianto non esistono più. La difficoltà allora è riuscire ad arrivare ai tecnici, ai manutentori che gestiscono l’impianto, su una scala globale. 

La particolarità del contesto, inoltre, è che richiede un dialogo con interlocutori istituzionali, con aziende a partecipazione pubblica e quindi risponde a logiche di politiche differenti in ogni paese: questo conduce naturalmente ad una sostanziale collaborazione e ricerca di sinergie, per rendere più fluido ogni progetto.

È come se l’acqua ci costringesse a collaborare, mostrandoci la via per una visione positiva del futuro.

La migrazione incrociata di competenze e visione.

ZEUDY BIANCHI

Il progetto di integrazione (o migrazione) volto a creare un’area progettuale nell’ headquarter - quindi in Italia - è iniziato nel mese di giugno del 2022. Ha l’obiettivo di sviluppare pienamente le enormi potenzialità di Fugesco, irrobustendone la struttura centrale – progettazione/design e produzione – per far fronte ad un mercato più vasto ed in continua evoluzione. Implica trasferimento di conoscenza, know-how di design e process engineering, che chiaramente non è un processo immediato, ma necessita di tempi tecnici inevitabili.  La peculiarità del design delle tenute Fugesco, tenute per turbine idroelettriche, è lo “split”: la separazione degli elementi di tenuta in più segmenti, indispensabile per il montaggio e/o rigenerazione su macchine, quali le turbine, che generalmente non possono essere smontate. Si tratta infatti di alberi, che vanno dai 100mm ai 4-6 metri che, ad eccezione delle macchine più piccole (100 mm), non possono essere smontati. Il team di progettazione italiano della MTU è già da tempo presente nel settore industriale, intercettando applicazioni per alberi 80-150mm; quindi, non è poi così distante dal piccolo-idroelettrico (100mm). Il focus – del progetto di migrazione - è quindi diretto alle macchine di maggiore dimensione/potenza (>400mm); alle difficoltà progettuali di design di tenuta con componenti più grandi e segmentati, che rispettino specifiche tecniche complesse; alla stima delle perdite ammesse; al design di sistemi pneumatici di sicurezza; alla definizione di ausiliari sistemi di filtro e flussaggio acqua. 

Si tratta di una migrazione di competenze non immediata perché si affianca chiaramente ai normali flussi di lavoro delle persone coinvolte. Il processo vede due fasi: una fase di esclusiva formazione e una fase di training on the job in cui si gestiscono progetti preliminari per quotazioni in Europa, Asia ed Africa. Queste sono le aree geografiche su cui lavorerà il team italiano, mentre il continente Americano continua ad essere gestito dal Canada. L'obbiettivo di lavorare su progetti, a livello preliminare, oltre che essere “formativo” per il team, è anche ovviamente commerciale. Inoltre, per ogni progetto, si analizza la possibilità di produrre vicino al cliente, sfruttando la struttura e le potenzialità del gruppo Meccanotecnica, e cercando quindi di estendere la capacità produttiva di Fugesco.

Quindi si tratta di incamerare nuove conoscenze a livello tecnico e averne padronanza qualora lo sviluppo di Fugesco richiedesse di garantire risposte in tempi minori,

con una maggiore vicinanza a diversi mercati geografici, anche per il vasto argomento dell’assistenza tecnica che in progetti di questa portata ha un peso elevato. Stiamo parlando di un prodotto particolare che ha specificità elevate sia per la prima installazione che per la manutenzione, con un tempo di vita medio molto diverso dagli altri prodotti che generalmente trattiamo, e che inoltre segue logiche commerciali diverse, molto più legate alle politiche dei singoli Paesi, e quindi anche per questo aspetto lontano dalle logiche abituali di Meccanotecnica Umbra. 

È quindi importante per Meccanotecnica Umbra poter affermare di essere in grado di operare a livello globale in un comparto come quelle delle energie rinnovabili, che sta diventando sempre più strategico e irrinunciabile.

Ed è un settore dove si dialoga con la politica, con contesti ibridi tra pubblico e privato, dove le decisioni sono frutto di spinte governative e gestioni miste. E sono richieste di intervento o di progettualità che hanno quasi tutte caratteristiche differenti rispetto alle nostre abitudini: sia per la scansione temporale dei progetti, con impianti che devono durare decine di anni, sia nella tipologia degli stessi, ritrovandosi a dover rigenerare impianti anziché produrli da zero. Perché anche nel campo delle energie così dette green, dove l’approccio etico dovrebbe essere primario, regna una logica di risparmio che spesso complica i progetti e impedisce la costruzione di impianti nuovi e più efficienti. E così, ad esempio, ci si ritrova a dover mettere le mani su disegni progettuali molto datati: una sorta di operazione di archeologia industriale che difficilmente si immagina propria di un contesto così attuale. Insomma, anche in Europa non è strano scontrarsi con il realismo di progetti in cui più che il risparmio energetico, vince il risparmio economico. Integrare il know how di una realtà particolare come Fugesco significa anche porsi in contesti e ragionamenti che esulano dagli aspetti tecnici, arrivando a toccare metodologie di relazione con interlocutori differenti, integrazione di logiche a volte dissonanti tra di loro e con la scoperta di piccoli meccanismi di funzionamento delle progettualità che dall’esterno potremmo immaginare differenti. 

Meccanotecnica Umbra è un gruppo che ingloba al suo interno molteplici realtà e contesti, con forti capacità adattive, riunite in una visione che quando integra una realtà differente è in grado di cedere e acquisire:

assorbe conoscenza tecnica e produttiva, e restituisce possibilità di ampliamento, di espansione, e una visione che non è più limitata alle specificità produttive della singola azienda, alle sue relazioni commerciali, politiche, amministrative, ma che offre la capacità di dialogare con altre realtà. C’è poi un fattore che rende questo progetto decisivo anche su un piano di sviluppo industriale: il Canada ed il Nord America in generale sono caratterizzati da impianti molto grandi, con una necessità di produzione di tenute di grandi dimensioni.

In Europa, e in Italia soprattutto, dove l’idroelettrico effettivamente rappresenta più del 40% della produzione di energie rinnovabili, questo si caratterizza per impianti molto più piccoli, dovuti a una generale minore potenza idrica sviluppabile. Ma la convergenza di due abilità, ovvero l’expertise di Meccanotecnica Umbra nella produzione di tenute di piccole dimensioni e la conoscenza di impianto e di settore di Fugesco, le cui tecnologie per l’idroelettrico trovano rara applicabilità in Europa, ha di fatto generato lo sviluppo di un micro-hydro in cui entrambe le aziende riescono a dare un contributo massimo, configurando una versione ristretta di impianto con turbine e tenute di minore dimensione, fronteggiando con questo combinato disposto la maggiore concorrenza che esiste a queste dimensioni di prodotto. Esattamente come tanti passaggi di cultura industriale, si riadatta a un contesto diverso una conoscenza pregressa, producendo un aumento di capacità complessiva. Si tratterà poi di cogliere le tendenze di questo mercato nei vari contesti territoriali, bilanciando rigenerazioni e nuovi progetti.

Turchia, tre anni dopo.

EMANUELE MINCIARELLI

Avevamo raccontato del percorso di Meccanotecnica in Turchia nella primavera del 2020 per MTU#5, in un momento molto particolare, data la situazione pandemica mondiale che coincideva con la fine di un percorso di acquisizione lungo e delicato, condizionato in molti frangenti dal contesto storico e socio-politico. Conclusa proprio in quei giorni la fase di acquisizione, è iniziata una fase di integrazione di Megaseal nel gruppo, per allineare la società agli standard della Meccanotecnica Umbra. Integrazione lunga e particolare soprattutto, come si può immaginare, perché si è dovuta gestire per lo più a distanza, visto il periodo. Il processo di integrazione commerciale è stato molto graduale e tutto sommato semplice: abbiamo avviato tutte le dinamiche e le pratiche per far confluire dentro i brand Meccanotecnica Umbra, mantenendo tuttavia in vita il brand Megaseal, dal momento che è molto conosciuto sul mercato turco. Inoltre il prodotto che viene realizzato sotto il brand Megaseal è un prodotto specifico, senza equivalenti perfettamente intercambiabili tra i prodotti Meccanotecnica Umbra. Questo ci aiuta anche a rendere sostenibile la gestione economica dell’azienda. In termini di mercato invece le turbolenze politico finanziarie hanno continuato a condizionare notevolmente la crescita: le nostre previsioni per il secondo anno confidavano in una stabilizzazione della valuta turca, che non è mai avvenuta,  e questo ha influenzato le decisioni su investimenti in termini di personale e macchinari, diluite nel tempo per fronteggiare le condizioni sfavorevoli di cambio.

Le grandi potenzialità di Meccanotecnica Turkey vanno tradotte in realtà considerando sempre anche il particolare contesto: come risulta abbastanza ovvio anche la guerra in Ucraina non ci ha agevolato, data la particolare posizione che la Turchia ricopre rispetto agli attori del conflitto. Le nostre aspettative erano sicuramente più ambiziose: il ruolo ponte con il Medio Oriente ha funzionato fino ad ora solo in parte perché questa forte incidenza del tasso di cambio ha fatto sì che non siamo riusciti a fronteggiare a pieno la presenza di concorrenti asiatici o locali. La crescita del costo del personale, raddoppiato nel giro di pochi mesi, ci ha imposto politiche differenti per quanto riguarda lo sviluppo della forza lavoro, rivedendo i nostri piani iniziali e spingendoci ad adattare le politiche di vendita alle evoluzioni della situazione. 

La guerra appunto: ci ha posto in una situazione particolare, ambivalente. Perché la Turchia è un ponte importante per la Russia, e ci siamo trovati nella condizione di dover filtrare moltissime richieste ricevute negli ultimi due anni. Intuendo il possibile sbocco sul mercato russo di alcuni nostri prodotti, abbiamo cercato di comprenderne la reale destinazione finale, cosa affatto semplice. La volontà del Gruppo in questo era chiara: non fare da driver per settori sensibili, come lo sono quello energetico e quello aerospaziale, anche rinunciando a possibili profitti. Le opportunità sono state molte, ma a posteriori è stata un scelta molto saggia: 

oggi diverse dogane ed agenzie vengono a richiederci la documentazione, e siamo felici di poterla condividere perché conosciamo la vera destinazione d’uso dei nostri prodotti.

In questo delicato aspetto è venuta fuori la forza e la maturità del Gruppo: perché si fa presto a dire di non fare vendite in Russia, poi nella sostanza non è così facile. Abbiamo passato periodi in cui fare centomila euro di vendite in più avrebbe fatto la differenza, ma ci siamo tenuti lontani da situazioni ambigue e poco chiare, in particolare in settori borderline come l’aerospace, in cui era difficile prevedere se il nostro prodotto sarebbe finito su velivoli ad uso civile o militare.

La speranza è di uscire nel prossimo futuro da questa fase di rallentamento, ma abbiamo colto la possibilità nel frattempo di lavorare in maniera diversa: abbiamo utilizzato e stiamo utilizzando la Meccanotecnica Turkey anche come sede per la produzione di componentistica della vendita inter-company, integrando i prodotti Megaseal, nati per il mercato turco, all’interno della nostra linea City Line (il brand per ricambistica e distribuzione), emancipandoci così da fornitori esterni e sviluppando l’export di Meccanotecnica Turkey, veicolandone la crescita attraverso tutto il gruppo con dei buoni risultati che ci attendiamo ritornino già dal 2024. 

La funzione di gate della Turchia rispetto al Medio Oriente potrebbe allora essere un ulteriore fattore di sviluppo,

anche per aprire nuove relazioni commerciali intergruppo. La Turchia dal 2020/21 è stato l’unico contesto nel quale siamo riusciti a portare nuovi progetti in via di sviluppo sia per l’idroelettrico che per l’aerospace. Una testimonianza decisa della maturità dell’azienda, che conoscendo bene il mercato e con la “copertura” di un brand internazionale come Meccanotecnica Umbra è riuscita a dialogare in modo efficace con importanti interlocutori istituzionali, come viene richiesto per i settori in questione, grazie alla gestione quotidiana delle relazioni in maniera strutturata. Manca ancora la capacità per fare produzione locale, ma non è questo che ci preoccupa perché abbiamo avuto la dimostrazione di questo importante passaggio.

Dovremo aspettare qualche anno per raccoglie quanto di concreto si sta seminando ora: ma la percezione del movimento positivo è presente. E dietro a questo c’è tutta un grande e incessante lavoro, che a noi piace raccontare perché ha un potenziale enorme. Quello che MTU sta riuscendo a fare in Turchia è la concretizzazione di una favola, di un bellissimo potenziale che sta diventando qualcosa di sostanziale, di reale.

Meccanotecnica Turkey. Una favola diventata realtà.

Quando nel 2020 si è finalmente finalizzata l’acquisizione di Megaseal in Turchia, la situazione era quella di una azienda di piccole dimensioni, a conduzione familiare, con a disposizione un capannone in affitto di 100 metri quadri. E su questo abbiamo iniziato a lavorare: la prima traccia del nostro intervento è stata quindi relativa agli ambienti di lavoro, agli uffici, con un forte processo di ottimizzazione per migliorare anche la qualità del tempo che i lavoratori passavano in questi contesti. La prima evoluzione che abbiamo dovuto gestire è stata relativa alla messa in sicurezza  degli ambienti di lavoro e a un generale rinnovamento della struttura, che è servito anche a far percepire a tutti che la precedente gestione familiare veniva integrata in una multinazionale, ma comunque pur sempre a conduzione familiare: lo nostra sensibilità ci ha portato a cercare di adattarci a quelle che erano le abitudini e le specificità sia della dirigenza che della proprietà. Questo perché il nostro presidente ci ha trasmesso l’insegnamento fondamentale secondo il quale prima di iniziare a lavorare a contatto con nuovi collaboratori, in un contesto culturale differente, bisogna imparare a conoscere e rispettare quella cultura. Siamo entrati in punta di piedi, cercando di migliorare tutti gli aspetti che potevamo, rispettando la cultura delle persone coinvolte, senza introdurre stravolgimenti. Anche per quanto riguarda la direzione, abbiamo modificato i vertici, ottimizzando ruoli e processi, ma garantendo una robusta continuità tanto che il precedente proprietario ancora lavora in azienda, suo genero è diventato General Manager e abbiamo fatto dei piccoli inserimenti di professionisti che potessero far crescere la struttura. Questa cura, questa sensibilità, ha portato ad una transizione priva degli stravolgimenti che le multinazionali sono solite fare: taglio dei costi, taglio della struttura, licenziamento del CFO e così via. 

Meccanotecnica Umbra lavora così: in modo adeguato a guidare un’evoluzione strutturale senza una netta rottura con il passato, ma in grado comunque di portare evidenti avanzamenti.

Naturalmente, dopo aver allineato norme di sicurezza e direttive aziendali, ci siamo concentrati sulla parte relativa al mestiere. Abbiamo realizzato un importante investimento, acquistando delle macchine a controllo numerico e dei torni automatici a sostituire quelli manuali, che potessero essere utilizzati anche dai giovani e non solamente dallo storico addetto che ne conservava i segreti di uso e manutenzione. Abbiamo realizzato un centro di lavoro e abbiamo fatto degli aggiornamenti su macchinari già esistenti. Inoltre abbiamo installato un software per armonizzare e adeguare il sistema contabile e per renderlo verificabile e gestibile anche da remoto, sempre coniugando le nostre esigenze e quelle di gestione diretta dell’attività.

Abbiamo investito e inserito macchine molto più efficienti, ottimizzando la parte di testing. Siamo poi passati a mettere in sicurezza il protocollo di internet security, creando delle procedure di sicurezza che, ben oltre i locali obblighi di legge, risultassero corrette per noi e per i nostri protocolli. Lo sviluppo successivo è stato uno sviluppo strutturale, perché da quando Meccanotecnica Umbra nel 2020 ha preso in mano questa azienda, solo per il fatto che Megaseal fosse entrata nel gruppo siamo passati dagli 8,7 milioni di lire turche ai 33,6 milioni di fatturato con cui chiuderemo il 2023. 

Abbiamo raddoppiato ogni anno il fatturato e aumentato i prodotti che sono passati da 5.000 a 12.500. Ecco perché possiamo raccontare di una favola divenuta realtà: l’azienda dopo l’acquisizione ha iniziato a destare attenzione presso i nostri clienti, 

anche turchi, che hanno iniziato a vedere Megaseal divenuta Meccanotecnica Turkey come una società attendibile, affidabile, migliorata anche da un punto di vista estetico ed ambientale.

Meccanotecnica Turkey sta passando da prodotti a basso valore aggiunto, venduti soprattuto a piccoli clienti, a vendere un numero sempre maggiore di prodotti ad alto valore aggiunto, gettando le basi per iniziare anche ad esportare. In più Meccanotecnica Turkey è diventata un avamposto per tutto il gruppo, perché è estremamente importante per tutta quell’area geografica che esista una società che ha una storia in quel paese, con persone che sono in grado di gestire meeting e visite parlando la stessa lingua e condividendo la stessa cultura, cosa che mette a proprio agio gli interlocutori soprattutto quando si tratta di collaborare con una multinazionale. Sono iniziati allora importanti progetti che coinvolgono le altre società del gruppo, come ad esempio proprio Fugesco, per le connessioni tra la produzione di pompe idroelettriche e grandi gruppi industriali locali di produzione e distribuzione di energia, e progetti congiunti nel settore elettrodomestico e nell’aerospace. Meccanotecnica Turkey ora è anche fornitore delle altre società di gruppo, per componenti necessari per la produzione di singole features. 

Quello che noi siamo riusciti a costruire nel corso di questi tre anni è un deciso passo verso l’obiettivo di una crescita costante e strutturata,

rendendo l’azienda sempre più performante anche dal punto di vista della produzione, arrivando ad avere una produzione ad alto valore aggiunto, con sempre più margini e sempre più soddisfazione. Inoltre Meccanotecnica Turkey dovrà lavorare per il gruppo producendo semilavorati ad alto valore aggiunto a prezzi molto più competitivi rispetto ai costi di acquisto di fornitori esterni.

Questa è la storia di una piccola azienda acquisita in una zona periferica di Istanbul, che piano piano sta fiorendo anche grazie, diciamocelo, al talento italiano di creare cose belle. Mi piace considerare come noi abbiamo questa capacità di applicare la cultura del bello, di tessere rapporti empatici con chiunque nel mondo: siamo capaci di creare connessioni e comprensione con tutte le culture. Questo fa sì che si generi una sorta di circuito virtuoso che permette di tirare fuori il meglio da ogni persona in ogni contesto. Potremmo definirla “la questione culturale”: c’è un aspetto manageriale, strategico, produttivo, commerciale che tendenzialmente è quello che si collega maggiormente all’azione di una società multinazionale. Poi nella realtà di tutti i giorni una delle cose che conta di più è questo elemento profondamente presente nel dna di Meccanotecnica Umbra, e che permette di calarsi concretamente all’interno di una cultura, e allo stesso tempo di amalgamarsi e di omogeneizzarla con la cultura Italiana, trasferendo pratiche, idee, modi di lavorare e metodo. 

Solitamente questi processi di acquisizione sono molto più lenti: questo è un bel racconto di come una società con buone volontà possa raggiungere risultati importanti,

che sono ovviamente ancora da raggiungere e consolidare interamente. Potremmo considerarlo quasi un piccolo incubatore di buone pratiche, un esempio limpido di un’acquisizione organica e di migrazione di sapere.

Da Megaseal a Meccanotecnica Turkey.

Özenç Faik KÖROĞLU, General Manager of MTU/Turkey

COSA SIGNIFICA TRAGHETTARE UN'AZIENDA FAMILIARE IN UNA MULTINAZIONALE?

È possibile valutare la questione da molti punti di vista, ma possiamo procedere fondamentalmente attraverso due concetti: cambiare abitudini e avere fiducia. L'azienda familiare ha un processo molto più orientato al risultato, che richiede decisioni improvvise e che a volte questo può portare a degli errori. Nelle aziende multinazionali, questo processo è basato invece sulle regole per raggiungere il risultato, e quindi anche il percorso intrapreso deve essere corretto. C'è meno spazio per gli errori. Ma credo che il cambiamento più grande in questo processo sia il concetto di fiducia. Per il lavoro che svolgiamo, la fiducia tecnica e la sensazione di essere forti sono molto importanti per noi. Essere parte di Meccanotecnica Umbra ci dà questa fiducia. 

COME AVETE AFFRONTATO LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO CON NUOVI PROCESSI E NUOVI CLIENTI?

Francamente, la sfida più grande si è presentata nella prima fase della transizione. Spiegare correttamente la transizione ai clienti e rispondere alle loro preoccupazioni, spesso basate sul prezzo o sul metodo di lavoro, è stata la sfida più grande. Tuttavia, quello che era una sfida ha creato ma un'area in cui ci si può muovere più facilmente. Posso dire che il cambiamento nel processo interno dell'azienda è più difficile di quello da far compiere al cliente per superare i suoi dubbi. Ci vuole più tempo per completare il cambiamento, ma ora ci stiamo avviando verso il quarto anno di transizione e ci sentiamo parte dell'azienda, e i nostri clienti ne sono consapevoli.

MECCANOTECNICA TURKEY PUÒ DIVENTARE UN FACILITATORE DI BUSINESS ANCHE PER GLI ALTRI MERCATI DI MECCANOTECNICA UMBRA, COME L'AUTOMOTIVE E GLI ELETTRODOMESTICI?

Sicuramente si. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato su questo tema insieme alla sede centrale. Per quanto riguarda l'Elettrodomestico, uno dei maggiori clienti del gruppo è in Turchia e ci sono clienti e potenzialità anche al di fuori di questo paese. Posso dire lo stesso per il settore automobilistico. Possiamo realmente affiancare la sede centrale nella produzione o nei passaggi tecnici. E la comunicazione, soprattutto, può fungere da ponte nei processi di soluzione rapida.


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